AA.VV. : (Botte, Emmanuel - Lemoine, Yvon [dir.]). Villae. Villas romaines en Gaule du Sud (exposition, La Celle, abbaye de La Celle, du 19 mai au 31 octobre 2021), 1 volume, 217 pages, illustrations en noir et en couleurs, plans, cartes, couverture illustrée en couleurs ; ISBN : 978-2-87772-970-3 (relié) ; 32 €
(Éditions Errance, Arles 2021)
 
Reseña de Marco Cavalieri, Université catholique de Louvain
 
Número de palabras : 3130 palabras
Publicado en línea el 2023-02-27
Citación: Reseñas HISTARA. Enlace: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=4496
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      Questo bel catalogo della mostra tenutasi presso l’abbazia di La Celle nel 2021 sotto l’egida del Département du Var, in partenariato con il centro Camille-Jullian (CNRS, Aix-Marseille Université, ministère de la Culture, INRAP), ha come obiettivo una precisa, seppur accessibile, sintesi sul fenomeno del vivere per villas in un ambito geografico che, travalicando i confini amministrativi dipartimentali e regionali moderni, si pone come orizzonte la Gallia Narbonensis, provincia romana ufficialmente dal 118 a.C. Seguendo un approccio diacronico che, dal periodo preromano, II sec. a.C., giunge fino alla tarda Antichità, e nonostante una più approfondita e circostanziata disamina delle fasi tardo-repubblicane e alto e medio-imperiali, il volume con rigore e sistematicità analizza nelle sue cinque parti i temi fondamentali (e tradizionali) della ricerca sulla villa romana: 1) natura, funzione e rappresentazione della villa nella tradizione storiografica, in Narbonese e nell’immaginario figurativo antico; 2) archeologia della villa intesa come studio diacronico dei materiali edilizi e decorativi, con una marcata attenzione per l’aspetto sociale legato alla proprietà ed alla produttività dei siti; 3) dinamiche legate alla commercializzazione ed alla produzione non solo vitivinicola ed olearia, ma dei contenitori quali anfore, dolia e botti, tutti materiali in rapporto diretto alla floridità economica delle ville; 4) pars urbana: illuminazione, apparati scultorei, balnea, igiene, cucina, giochi etc.; 5) pars rustica: ars topiaria, vigne, olivi e cereali, produzione silvo-pastorale e forestale.

 

      In definitiva, l’obiettivo del volume (comme della mostra da cui esso nasce) è una sintesi ragionata ed ampiamente argomentata della trasformazione delle campagne durante i secoli: se in origine l’appoderamento si caratterizza per la presenza di piccoli edifici rurali (fattorie), con il tempo si assiste ad una loro trasformazione in ville, in taluni casi anche «richement décorées de mosaïques et de peintures et équipés de thermes». La ricchezza dell’apparato iconografico a colori del volume, se da un lato illustra tramite carte e piante la densità del fenomeno e l’articolazione delle strutture edilizie che vanno complessificandosi nel tempo, dall’altro immortala con numerose foto e disegni ricostruttivi il mobilier dei contesti: utensili, contenitori, oggetti legati al quotidiano lavorativo etc., permettendo così di esemplificare la cultura produttiva soprattutto di vino, olio e cereali che caratterizza la regione. In filigrana, il concetto che costituisce la trama dei testi è quello di ‘romanizzazione’: il volume aspira a convincere il lettore – con pieno successo – che la presenza di Roma in Transalpina abbia comportanto un cambiamento di costumi, anche nell’organizzazione dello spazio e dell’abitato rurale. Giacché l’opera, come è esplicitamente indicato nell’Introduzione a firma dei curatori, è un gioco di equilibrismo tra libro scientifico e divulgativo, si comprende perché non compaia alcuna nota critica in merito al significato del termine ‘romanizzazione’, come invece sarebbe stato necessario, a nostro avviso, dato il dibattito che esso sempre ingenera, se il volume avesse avuto come target principale un pubblico specializzato. Ciò non toglie che il concetto, così semanticamente denso e complesso, sia nel volume piuttosto sorvolato. Infatti se nel passato il termine è entrato nel linguaggio della storiografia e, più tardi, dell’archeologia per designare, lato sensu, la diffusione della civiltà romano-peninsulare, della sua lingua e della sua cultura nei territori conquistati, oggi, in maniera più sfumata, esso può far riferimento al processo di assimilazione (il che implica la perdita dell’identità dei popoli conquistati), o di integrazione (mantenimento dell’identità culturale dei popoli conquistati pur se in un contesto ove essi obbediscono ai valori della cultura dominante) o ancora di acculturazione, fenomeno per il quale lo stretto e continuato contatto tra due culture differenti porta a favorire la loro fusione, arrivando a creare un prodotto di sistesi originale. Nel volume pare che romanizzazione sia sinonimo di assimilazione, ponendo l’opera alquanto in controtendenza rispetto al pensiero oggi predominate nella ricerca in merito al fatto che romanizzazione sia sinonimo di acculturazione.

 

      Entrando in corpore texti, dopo l’Introduction dei curatori, utile ad una sintesi dei temi trattati nelle pagine successive, pur con qualche semplificazione (comprensibile nelle finalità) dei contenuti e piccole imprecisioni lessicali, come la confusione o apparente sinonimia tra l’aggettivo/nome Italien e Italique che, per altro, si ritrova anche nelle pagine di altri autori del volume, s’incontra il chiaro e prezioso quadro storico di B. Rossignol. Esso è focalizzato principalmente sulla questione della formazione della provincia narbonese in senso diacronico, con una particolare attenzione alla dimensione sociale e tributaria dell’appoderamento romano e alla natura urbana della villa, almeno d’età imperiale, il che la rende, anche nei termini, una sorta di paradosso. Di seguito, se il capitolo Arpenteurs et agronomes. Pour une “optimisation fiscale” de l’exploitation des territoires costituisce un’introduzione sulle tecniche degli agrimensori, cui forse manca qualche conoscenza bibliografica come i lavori, ad esempio, di E. Gabba, P. Tozzi e di M. Clavel-Lévêque, o la sintesi, ancora insuperata pur se datata agli anni ‘80, dei volumi Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano (Panini editore, Modena 1983), che avrebbero conferito più spessore ai contenuti, di notevole interesse è il contributo di X. Lafon, La villa romaine en Narbonnaise. In una decina di pagine, e mediante l’ausilio delle fonti letterarie (Catone, Varrone, Cicerone, etc.) si offre uno spaccato della trasformazione del concetto di villa nella provincia, attraverso un angolo di lettura archeologico ed economico. L’analisi delineata è convincente ed argomentata: la villa risulta fenomeno d’importazione, principalmente dovuto all’impianto di coloni dall’Italia, ma si lascia chiaramente intendere che la ricerca deve ancora approfondire il ruolo dell’abitare extra oppida da parte delle élites preromane, anch’esse coivolte nello sfruttamento agricolo delle terre. Inoltre, anche il concetto stesso di villa, variando in età romana il census della proprietà, non è monolitico e certo soggetto a trasformazione nel tempo, così come in Italia. Sarebbe stato interessante, benché chiaramente fuori tema, un confronto con l’appoderamento romano della Cisalpina, iniziato alla fine del III sec. a.C. e conclusosi in età tardo-repubblicana, al fine di un’analisi comparativa di fenomeni simili pur se in contesti sociopolitici, geografici e cronologici differenti. Questo avrebbe portato ulteriori dati utili sia a compendere meglio il caso narbonese ma anche a riesaminare l’idea che la Cisalpina fu un ‘laboratorio’ della romanizzazione, avendo così costituito un ‘modello’ di politica ed azione di campo poi esportato Oltralpe; un’interpretazione che, per chi scrive, non ha più riscontro archeologico proprio alla luce dei dati e delle cronologie che provengono dalla Transalpina. Segue, nell’indice, il capitolo Représentation de villae en peinture et en mosaïque di V. Blanc-Bijon, pagine descrittive di molteplici mosaici di ville africane il cui soggetto è la villa stessa e le attività connesse. La lunga lista di descrizioni pavimentali non è sempre accompagnata da un adeguato apparato illustrativo.

 

      Il volume entra in medias res archeologiche nella parte intitolata Archéologie de la villa, laddove l’argomento è trattato con un approccio che in alcuni passaggi fa dimenticare la dimensione di equilibrio divulgativo dell’opera, e ciò sia detto come apprezzamento. Le pagine a firma di S. Mauné in merito a L’apparition de la villa en Gaule Transalpine/Narbonnaise costituiscono una pregevole e innovativa analisi dei tempi e delle modalità di costituzione del fenomeno villa dagli antecedenti protostorici alla piena età imperiale, senza dimenticare di approfondire, accanto ad una precisa ricostruzione cronologica, le specializzazioni produttive dei vari contesti illustrati. Pagine davvero interessanti che, sulla base dei dati, osano anche tentare tipologizzazioni planimetriche (di fine I a.C. – inizio I d.C.) che, nel variare delle dimensioni, mostrano una certa omogeneità strutturale da mettere in relazioni alla cultura dei coloni, ai materiali impiegati e dalle funzioni cui erano destinate. Si inseriscono in questo taglio eminentemente da field archaeology anche i capitoli successivi, Tesselles, pressoirs et pépins de raisin: l’archéologie des villae romaines dans le Var di M. Valente e M. Borréani e quello su Matériaux et techniques de construction des villae rurales dans le Var ad opera di P. Excoffon. Molti sarebbero gli spunti di riflessione ed approfondimento, tra questi il quadro delle forme dell’organizzazione dello spazio rurale mediante villae, vici e pagi, che secondo gli autori sarebbero il portato della conquista romana. Una posizione che dovrebbe essere maggiormente giustificata non tanto per le ville, quanto per l’endiadi pagos vicosque (Tac., Germ. XII) che le fonti attribuiscono, anche se in contesti diversi dalla Transalpina, proprio al modo di abitare non romano e che i Romani cooptarono laddove necessario proprio nelle province d’Occidente. La dimensione della luxuria della villa in Transalpina è efficacemente illustrata dal capitolo Le décor des villae di V. Blanc-Bijon dove si ripercorrono, nel tempo, le trasformazioni decorative ed iconografiche di numerose ville ponendo la démarche comparativa (con l’Italia, la Sicilia, l’Aquitania, la Germania) quale chiave interpretativa alla stregua dei materiali impiegati. Magistrale la scheda d’approfondimento icolologico di H. Lavagne sul mosaico con le Tre Grazie e Dioniso dalla villa di Pèbre à Vinonsur-Verdon (Var, IV-V sec. d.C.) che tradisce una paideia diffusa nella regione non solo in età tardoantica ma anche in piena età imperiale, come l’immagine della gara di pugilato tra Darete ed Entello (Vir., Aen. V, 12): Darete ha la peggio, «vomitando denti misti a sangue», incarnando in questo episodio l’esempio di arroganza punita… Questa parte del volume si conclude con il contributo di M. Moisand, Propriétaires et esclaves, dove, facendo proprie le nozioni tratte dalle fonti sull’agricoltura antica (Catone, Varrone, Columella e il ben più tardo Palladio), i dati archeologici ed epigrafici, si descrive l’organizzazione del lavoro in villa e i rapporti sociali che ne derivano quale specchio della società romana in generale.

 

      Anche la terza parte dell’opera, Commerce des produits de la villa, si fonda su una disamina della cultura materiale recuperata nei numerosi siti allestiti in mostra. Il primo contributo tratta dei prodotti della villa venduti come surplus: in particolare quelli legati all’industria tessile e della carne, Les productions rurales sur les marchés, di M. Leguilloux. Emerge chiaramente dai dati archeologici che la villa funzionava sia in termini di autarchia (la carne consumata all’interno del domaine era in massima parte costituita da capi di bestiame adulti, una volta terminato il loro ciclo di utilizzo primario, lana per ovini e lavoro nei campi o latte e derivati per bovini), sia di vendita sul mercati urbano: infatti i resti di macellazione in città, presumibilmente di capi acquistati in campagna, sono costituiti spesso da esemplari da latte, mostrando una chiara differenziazione del consumo e del mercato tra urbs e rus. Il vino ed i suoi contenitori da trasporto sono esaminati in Outres et amphores dans l’économie de la villa di E. Botte. L’interesse del lettore si focalizza sull’approfondimento relativo agli otri (pelli di capridi e bovini) e al commercio che esse veicolavano, il più delle volte invisibile al dato archeologico. Si tratta di contenitori da trasporto, ma impiegati anche per la vinificazione al pari di botti ed anfore, con il vantaggio di avere un rapporto peso del contenitore / peso del contenuto molto più vantaggioso degli anforacei. Ex silentio si afferma che l’impiego sia stato diffuso giacché le produzioni olivicole attestate nella regione non sono mai in rapporto a grandi quantità di anforacei rinvenuti in sito. Altro contenitore «fantasma» – così è definito nel testo – è la botte, il cui legno risulta conservabile solo in condizioni particolari di giacitura nel terreno. Con argomenti probanti, basati su oggetti rinvenuti in contesti differenti ed interpretati alla luce delle fonti o dell’iconografia antica, il testo Le tonneau dans l’antiquité: entre absence et excès di D. Djaoui pone le basi di metodo per comprenderne non solo l’esistenza ma anche l’impiego in un ambito geografico che, oltre alla Narbonese, coivolge anche l’Italia, la Betica, la Bitannia e le Germanie. Infine, questa parte del volume si conclude con un intenso capitolo sulla dimensione numismatica, in primis metrologica, della ricerca: nel saggio Le système monétaire impérial di J. Collombet il lettore è introdotto ai cambiamenti epocali nella regione mediante il prisma del sistema monetario romano, dall’età augustea al III sec. d.C.

 

      La pars urbana, quarto macro-capitolo, inizia con De la difficulté d’appréhender l’éclairage dans les villae romaines di L. Chrzanovski, esperto di fama internazionale di licnologia, in cui si chiariscono le diverse forme d’illuminazione tra la residenza del dominus e le aree produttive, in funzione del costo non tanto delle lucerne, quanto del combustibile e degli stoppini. Y. Lemoine, Les sculptures des villae rusticae du département du Var: vigne, vin et Bacchus, illustra la cifra scultorea di alcune ville della zona, in particolare dei territori gravitanti attorno a Forum Iulii (Fréjus), Aquae Sextiae (Aix-en-Provence) e Arelate (Arles), quali testimonianze frammentarie della religione romana in contesto rurale, ove la presenza di Bacco, e del suo corteggio, si pone in relazione al ruolo tutelare del dio sulla produzione agricola, in primis vitivinicola. Mens sana in corpore sano (Juvénal, Satires, X): hygiène, toilette et bains di Y. Lemoine e Y. Mannier e la relativa scheda Le miroir monétaire de Néron de la Trinité à Callas (Var), sempre di Y. Lemoine, fanno il punto su materiali da toilette (pinzette, pettini etc.) quali indicatori, insieme alla presenza di balnea privati, dell’acculturazione della regione nel tempo. Ancora, Jeux de plateaux, jeux de hasard, jouets: usages et témoignages en Gaule méridionale di Y. Lemoine introduce alla dimensione ludica del vivere in villa (e non solo), attraverso una sintetica ma completa disamina di oggetti (pedine, astragali, dadi, etc.) illustranti i passatempi per grandi e piccini. Cuisiner, manger et boire à la mode romaine di L. Cavassa passa in rassegna gli oggetti per la preparazione, la cottura e la conservazione dei cibi. Sarebbe stato interessante proporre un confronto su come la ‘romanizzazione’ abbia potuto mutare i costumi alimentari (minor o maggior consumo di carne e/o vegetali, tecniche di cottura, etc.), dati inferibili attraverso l’analisi degli strumenti di cottura e dei servizi da tavola.

 

      La pars rustica conclude l’opera iniziando con il contributo di C. Vaschalde, M. Tillier e C. Cenzon-Salvayre, Les arbres de la villa en Gaule Narbonnaise pendant le haut-empire: jardin, verger, vignoble et forêt, sull’archeologia dell’agricoltura, dell’arboricoltura e del landscape ove si nota come, nella Narbonense, l’archeobotanica abbia evidenziato che le specie vegetali predominanti siano state il grano, l’orzo e la vite. A corollario, la scheda L’outillage agricole: l’homme et la terre di E. Botte e Y. Lemoine. Partendo dagli studi magistrali di J.-P. Brun sull’archeologia del vino e dell’olio nelle Gallie, La vigne et l'olivier di E. Botte ne fornisce una sintesi chiara e ben illustrata. Altrettanto si può affermare in merito a Du champ à l’assiette: céréales et pain di C. Vaschalde e M. Tillier, in cui, per chiarire i propositi, si fa ricorso alla ricostruzione della trebbiatrice ‘trevira’ a partire da due frammenti di rilievo funebre rinvenuti separatamente in Belgio (oggi conservati al Musée archéologique d’Arlon e al Musée Gaumais di Virton). Les activités pastorales di M. Leguilloux mostra l’impatto sulla selezione del bestiame. Se in generale, rispetto ad oggi, i resti di bovini ed equini (soprattutto cavalli) mostrano taglie più ridotte – nel primo caso per garantirne una maggiore robustezza nel lavoro dei campi – si nota che la romanizzazione sui cavalli ebbe, rispetto alla fase dell’età del Ferro, conseguenze evidenti nell’aumentarne la corporatura. Prima della lista bibliografica, conclude la parte quinta ed il volume il contributo Les produits invisibles: fromages, miel... di E. Botte, attirando l’attenzione su prodotti agricolo-pastorali difficili da inquadrare archeologicamente, anche se citati in più fonti letterarie, anche di età diverse: formaggi, miele, composte etc. Anche qui la questione della ‘romanizzazione’ è un’ottima chiave di lettura: il formaggio ne è una prova? Poco approfondita, a nostro avviso, l’illustrazione di un sombrero de copa quale contenitore per miele importato, presumiamo, dalla Spagna o dalla Linguadoca-Rossiglione.

 

       Dicatur in cauda at sine veneno una nota negativa che nulla ha a che fare con il valore del volume ma con le sue consultazione ed accessibilità. Purtroppo l’editore commerciale del catalogo (Errance & Picard - Actes Sud) ha consentito, ai fini della presente recensione, all’invio della sola versione digitale (.pdf) dell’opera, per di più in stato di bozza. Se è pur vero che oggi sempre più il formato digitale sostituisce quello cartaceo nella diffusione libraria (soprattutto se in open access), è anche vero che una recensione, soprattutto di un volume esclusivamente cartaceo, deve tenere presente non solo l’aspetto scientifico dei contenuti, ma anche quello del ‘libro’ in quanto supporto, oggetto, prodotto artigianale se non artistico. Qualità della carta, fedeltà dei colori (il volume illustra diversi mosaici policromi!), impaginazione, etc. sono tutti elementi non qualificabili in formato .pdf. Qualora il fatto non si limitassse ad uno sfortunato episodio, sarebbe altamente auspicabile una rivalutazione della politica di distribuzione della Casa editrice nel senso di una maggiore liberalità ed attenzione alle esigenze della valutazione scientifico-editoriale dell’opera.

 

 

SOMMAIRE

 

PRÉFACE 12

 

AVANT-PROPOS – X. Delestre 14

 

INTRODUCTION – E. Botte et Y. Lemoine 17

 

LA VILLA EN CONTEXTE 23

 

LA PROVINCE DE NARBONNAISE – B. Rossignol 25

 

ARPENTEURS ET AGRONOMES. POUR UNE “OPTIMISATION FISCALE” DE L’EXPLOITATION DES TERRITOIRES – E. Botte et Y. Lemoine 33

 

LES BORNES MILLIAIRES ROMAINES DU DÉPARTEMENT DU VAR –Y. Lemoine 38

 

LA VILLA ROMAINE EN NARBONNAISE – X. Lafon 39

 

REPRÉSENTATION DE VILLAE EN PEINTURE ET EN MOSAÏQUE – V. Blanc-Bijon 51

 

ARCHÉOLOGIE DE LA VILLA 61

 

L’APPARITION DE LA VILLA EN GAULE TRANSALPINE/NARBONNAISE – S. Mauné 63

 

TESSELLES, PRESSOIRS ET PÉPINS DE RAISIN : L’ARCHÉOLOGIE DES VILLAE ROMAINES DANS LE VAR – M. Borréani et M. Valente 79

 

MATÉRIAUX ET TECHNIQUES DE CONSTRUCTION DES VILLAE RURALES DANS LE VAR – P. Excoffon 87

 

DES BRIQUES DE ROME DANS LE VAR – K. Schörle 94

 

LE DÉCOR DES VILLAE – V. Blanc-Bijon 97

 

LA MOSAÏQUE DU DOMAINE DE PÈBRE À VINON-SUR-VERDON (VAR) : LES TROIS GRÂCES ET BACCHUS CHEZ IKARIOS

– H. Lavagne 104

 

PROPRIÉTAIRES ET ESCLAVES – M. Moisand 109

 

LES TRAVAILLEURS DE LA TERRE – P. Charlier 110

 

COMMERCE DES PRODUITS DE LA VILLA 117

 

LES PRODUCTIONS RURALES SUR LES MARCHÉS – M. Leguilloux 119

 

POIDS ET PESÉES : DE L’ONCE À LA LIVRE – Y. Lemoine et Y. Roca 124

 

OUTRES ET AMPHORES DANS L’ÉCONOMIE DE LA VILLA – E. Botte 127

 

LE TONNEAU DANS L’ANTIQUITÉ : ENTRE ABSENCE ET EXCÈS – D. Djaoui 131

 

LE SYSTÈME MONÉTAIRE IMPÉRIAL – J. Collombet 139

 

LA PARS URBANA 145

 

DE LA DIFFICULTÉ D’APPRÉHENDER L’ÉCLAIRAGE DANS LES VILLAE ROMAINES – L. Chrzanovski 147

 

LES SCULPTURES DES VILLAE RUSTICAE DU DÉPARTEMENT DU VAR : VIGNE, VIN ET BACCHUS – Y. Lemoine 153

 

MENS SANA IN CORPORE SANO (JUVÉNAL, SATIRES, X) : HYGIÈNE, TOILETTE ET BAINS – Y. Lemoine et Y. Mannier 159

 

LE MIROIR MONÉTAIRE DE NÉRON DE LA TRINITÉ À CALLAS (VAR) :

– Y. Lemoine 162

 

JEUX DE PLATEAUX, JEUX DE HASARD, JOUETS : USAGES ET TÉMOIGNAGES EN GAULE MÉRIDIONALE – Y. Lemoine 165

 

CUISINER, MANGER ET BOIRE À LA MODE ROMAINE – L. Cavassa 173

 

LA PARS RUSTICA 179

 

LES ARBRES DE LA VILLA EN GAULE NARBONNAISE PENDANT LE HAUT-EMPIRE : JARDIN, VERGER, VIGNOBLE ET FORÊT – C. Vaschalde, M. Tillier et C. Cenzon-Salvayre 181

 

L’OUTILLAGE AGRICOLE : L’HOMME ET LA TERRE – E. Botte et Y. Lemoine 186

 

LA VIGNE ET L'OLIVIER – E. Botte 189

 

DU CHAMP À L’ASSIETTE : CÉRÉALES ET PAIN – C. Vaschalde et M. Tillier 197

 

LES ACTIVITÉS PASTORALES – M. Leguilloux 201

 

LES PRODUITS INVISIBLES : FROMAGES, MIEL... – E. Botte 207

 

BIBLIOGRAPHIE 212