Morelli, Federico: I prezzi dei materiali e prodotti artigianali nei documenti tardoantichi e del primo periodo arabo (IV ex.-VIII d.C.), Mitteilungen aus der Papyrussammlung der Österreichischen Nationalbibliothek (Papyrus Erzherzog Rainer), Neue Serie, 28.0 x 21.0 cm, ix-261 p., ISBN : 978-3-11-065221-5, 119,95 €
(De Gruyter, Berlin 2019)
 
Reseña de Gaetano Colantuono
 
Número de palabras : 776 palabras
Publicado en línea el 2023-08-25
Citación: Reseñas HISTARA. Enlace: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=3769
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       Alla papirologia si chiede non solo la riscoperta di testi letterari e della documentazione per la storia istituzionale ma anche una conoscenza sempre più dettagliata della cultura materiale, del lessico delle cose, dei processi economici, della storia sociale. Infatti, grazie ai materiali della papirologia, così come a quelli dell’epigrafia, si possono costruire banche-dati che, almeno tendenzialmente, possono essere utili per una rilevazione quantitativa e per comparazioni sincroniche e diacroniche.

 

       In questa linea storiografica si colloca l’ampio lavoro di F. Morelli, dopo numerosi studi preparatori, che raccoglie i dati sui prezzi di materiali e prodotti artigianali nonché sui salari conservati nei testi papiracei, per lo più egizi, e omologhi (tavolette come quelle di Vindolanda) nelle varie lingue (greco, latino, copto e arabo) del Mediterraneo dal tardo IV secolo fino all’VIII. Nella Premessa (p. V) e nella Presentazione (pp. 1-14) l’autore delinea in modo chiaro gli scopi del proprio lavoro, la letteratura anteriore che egli ha inteso riprendere e superare con la propria raccolta più ampia, le ragioni della periodizzazione scelta, i limiti e soprattutto i problemi della sua ricerca – quest’ultimi non dissimili da quelli riscontrabili nello studio di papiri o in generale di testi antichi e di storia economica del mondo premoderno, si pensi al carattere inevitabilmente frammentario e casuale della documentazione a disposizione e all’assenza di unità di misura e monetarie standard e fisse nel periodo preso in esame. Particolare attenzione è data ad aspetti di metodo o, se si preferisce, euristici: è il caso della distinzione introdotta fra spesa e prezzo (in part. pp. 6-7).

 

       L’opera si struttura in undici capitoli dedicati a differenti materiali e prodotti artigianali: per ciascun settore sono riportate tabelle con indicazione dei documenti, dei loro dati, della spesa e/o del costo. Nella successiva discussione degli stessi documenti sono avanzate numerose riletture sugli originali e proposte ecdotiche differenti da quelle dei precedenti editori. Si susseguono così capitoli, di lunghezza diseguale, che riguardano il settore tessile (pp. 15-58); canne, stoppa, cordame e affini (pp. 59-72); le pelli (pp. 73-78); legno e oggetti in legno (pp. 79-115); mattoni, oggetti da costruzione e in pietra (pp. 116-124); metalli, compresi quelli preziosi e per i gioielli, e oggetti metallici (pp. 125-168); ceramica (pp. 169-174); vetro (pp. 175-176); materiali vari di uso industriale, tecnico e chimico, comprese le sostanze medicinali (pp. 177-184); materiali per la scrittura e libri (pp. 185-191). Non manca un capitolo dedicato a «oggetti incerti e sconosciuti», per lo più a causa della difficile lettura o integrazione dei testi (pp. 192-198), quasi un ripostiglio su cui il filologo magari conta di tornare per future riletture, perché come ha detto uno dei maestri della patristica contemporanea, Manlio Simonetti, «in filologia non si butta mai niente». L’autore, a sua volta, preannuncia una seconda parte delle proprie ricerche riguardanti i generi alimentari e gli animali, ben conscio – come egli stesso avverte in vari punti del testo – che la documentazione su prezzi e salari ha un limite ulteriore (maggiore, forse, di quanto ci si potrebbe attendere) nella presenza di una diffusa autoproduzione familiare o comunitaria, ossia essa si limita a tutto ciò che è mercificato: su un piano antropologico, si potrebbe qui integrare l’analisi con il riferimento all’economia del dono o scambio non mercificato o informale diffusa in molte aree mediterranee ancora in epoche recenti. La presenza di economie di sussistenza e/o di limitata autoproduzione riduceva, in primo luogo, la domanda di beni e servizi così come l’offerta e la possibilità di eventuali accumulazioni monetarie o di surplus; tali condizioni troveranno in settori cristiani ascetici una loro promozione, per quanto un catastrofico impatto demografico e economico del monachesimo vada ridimensionato anche per l’Egitto. Dalla lettura del testo e da queste ultime considerazioni il quadro economico di lunga durata che emerge per l’Egitto fra tarda antichità e epoca araba appare di natura chiaramente precapitalistica, in cui vorremmo comprendere meglio i ruoli (che appaiono “dirigistici” ma non totalizzanti) dell’amministrazione centrale e locale durante le varie dominazioni e i differenti “modi di produzione”: obiettivi che tuttavia esulano dal presente volume, che invece raggiunge i propri scopi prefissati sin dal titolo.    

 

       In effetti, la somma dei documenti e dei dati presentati è imponente, con una loro contestualizzazione e discussione critica. Essa apre a ulteriori ricerche o riflessioni, ad esempio sul piano lessicografico e su quello della storia economica, permettendo comparazioni più solide e basate su unità di misura compatibili. L’opera è corredata da una «tavola delle frazioni» che dà conto dei dati numerici espressi in frazioni e viceversa, dalla bibliografia e da tre indici (dei documenti citati; dei prezzi, canoni e salari; dei nomi e delle cose notevoli).