Antoniadis, Vyron : Knossos and the Near East. A contextual approach to imports and imitations in Early Iron Age tombs, 30 £
(Archaeopress, Oxford 2017)
 
Rezension von Eleonora Pappalardo, Università degli Studi di Catania
 
Anzahl Wörter : 1220 Wörter
Online publiziert am 2018-05-30
Zitat: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
Link: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=3317
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          Il volume di Antoniadis si pone l’obiettivo ambizioso di analizzare e interpretare le importazioni orientali rinvenute all’interno delle diverse aree cimiteriali nel territorio di Cnosso. Com’è noto, queste si articolano topograficamente in zone distinte, formando raggruppamenti cimiteriali isolati quali il Cimitero Nord, comprendente i gruppi tombali della “Facoltà di Medicina”,Teke, Khaniale Teke e Fortetsa NE, e i raggruppamenti decentrati di Atsalenio, Agios Ioannis, Fortetsa SE, Lower Gypsades, Upper Gypsades, Kephala e Mavro Spilio.  

 

         Il focus del lavoro consiste, non soltanto nel censimento degli orientalia deposti all’interno delle tombe, quanto, piuttosto, nell’analisi allargata e diacronica del rapporto tra questi e i singoli contesti di rinvenimento, nel tentativo di conferire alla presenza degli oggetti esotici il giusto significato in termini di ricostruzione delle dinamiche sociali che ne stanno alla base. A tal proposito, accanto agli oggetti di importazione, assumono un valore significativo quei manufatti prodotti in loco, ma imitanti i prototipi orientali, visti come un’esigenza da parte delle classi sociali ivi sepolte, di riprodurre determinati elementi di una cultura straniera (secondo l’autore, in alcuni casi, non percepita come tale).

 

         Il libro si articola in quattro grandi sezioni: la prima è dedicata ad un sunto della storia degli studi; grande spazio viene dato al riepilogo degli aspetti teoretici dell’archeologia, in special modo l’archeologia della morte, e alla diversità di approccio fra la New Archaeology, Il processualismo e il post-processualismo. Questa sezione, sostanzialmente riepilogativa, occupa oltre venti pagine del volume, ma di fatto non apporta nuove informazioni sul reale oggetto del lavoro.

 

         La seconda sezione, invece, descrive le singole tipologie tombali presenti nel territorio in esame, partendo da quelle più antiche subminoiche, e differenti riti funerari adottati, dall’inumazione (tipica della fase iniziale) all’incinerazione (che caratterizzerà a Cnosso, e non solo, tutto il corso dell’Età del Ferro). Grande spazio viene dato alla storia delle scoperte e degli scavi, ed una prima analisi statistica delle tipologie tombali è offerta nella tavola 2 (p. 41), da cui si apprezza in modo immediato la netta prevalenza della tomba a camera (comune in questo periodo in altre regioni di Creta).

 

         Nella terza sezione del volume, coincidente col Cap. 3, è fornito un catalogo in forma sintetica di tutte le importazioni orientali rinvenute nell’area cimiteriale.

 

         È nella quarta ed ultima parte del libro, il Cap. 4, che l’autore entra nel merito dell’argomento, ossia l’analisi, tipologica e quantitativa, delle importazioni orientali a Cnosso, distinguendo, fra i materiali presi in esame, tra importazioni, importazioni/imitazioni, e imitazioni locali.

 

         L’autore fornisce una serie di dati che, seppur non nuovi, in quanto già pubblicati nelle successive edizioni riguardanti le necropoli cnossie, risultano estremamente utili per la loro stessa organizzazione a chi volesse avere un quadro immediato e completo della presenza di orientalia in uno dei centri più importanti della Creta alto-arcaica. Attraverso una serie di grafici a colonna e tabelle vengono presentate al lettore le diverse tipologie di importazioni, alle quali viene attribuita una precisa cronologia e, soprattutto, una specifica area di origine. Tra le zone coinvolte negli scambi tra Creta e l’Oriente a partire dalla fine della Dark Age, emerge subito una prevalenza delle aree fenicia e cipriota, in particolare per quanto concerne le importazioni in ceramica e, non di minore importanza, la conseguente tendenza ad imitare localmente questi stessi prototipi levantini. Per quanto riguarda i manufatti, un’attenzione particolare (forse sbilanciata rispetto alle restanti tipologie di manufatti) è riservata alla ceramica dove, naturalmente, sono le lekythoi BoR I e II a prevalere, il secondo tipo nella piena età geometrica (soprattutto GT). Nella tavola 14 (p. 103) è fornito uno schema raffigurante lo sviluppo delle forme locali derivanti proprio dai prototipi levantini. Se la maggior quantità di importazioni si registra nel pieno periodo geometrico (GM) è col Tardo Geometrico (finale) che si assiste ad un consistente incremento delle produzioni locali.

 

         Il risultato che emerge dall’analisi della distribuzione delle importazioni condotta da Antoniadis, è che la presenza di queste ultime, unita alle imitazioni locali delle stesse, si attesta all’interno delle sepolture più ricche, ossia appartenenti a membri elitari della comunità. Di contro, tuttavia, l’assenza delle importazioni nei contesti tombali non è necessariamente da collegare ad uno stato di povertà o poco agio economico: ossia, esistono a Cnosso tombe ricche non contenenti oggetti di importazione.

 

         In questo modo, dunque, la presenza di importazioni, sarebbe da collegare ad una scelta precisa, secondo l’Autore, forse, non estranea alla volontà di ricollegarsi o, di contro, distaccarsi coscientemente, dalle passate comunità dell’Età del Bronzo. Una scelta che, però, secondo l’autore, coinvolge indistintamente, sia gli oggetti di importazione che quelli di produzione locale. Anzi, secondo Antoniadis, è probabile che in alcuni casi gli stessi abitanti di Cnosso non fossero nelle condizioni di distinguere un originale importato dall’imitazione.

 

         La ricostruzione delle dinamiche sociali e delle ideologie alla base della deposizione sia di manufatti stranieri che di imitazioni locali all’interno delle tombe, è sicuramente un passo necessario per la comprensione generale delle trasformazioni e della formazione delle società cretesi complesse di età arcaica, attraverso uno sviluppo interno in cui le influenze e/o i contatti con il mondo orientale ebbero senz’altro un ruolo preciso. Il volume offre, dunque, un valido supporto a questo genere di indagine, fornendo a chi vi si volesse accostare un pratico aiuto. Il limite dell’intento, tuttavia, sta proprio nel limite dell’evidenza archeologica stessa, sia quella oggettivamente disponibile (manca a Cnosso un’indagine esaustiva dell’insediamento che ci permetta di osservare diacronicamente il parallelo sviluppo dell’abitato e delle eventuali aree sacre e comuni) sia quella non presa volutamente in considerazione dall’autore, ossia l’ambiente cretese circostante. L’analisi, infatti, si focalizza in modo quasi esclusivo sulle lekythoi cipriote BoR e sulle meno brocche fenicie, tralasciando il, seppur contestuale, rinvenimento della restante gamma di prodotti di origine orientale che, probabilmente proprio a causa del maggiore valore “economico”, erano deposti in numero minore. Riteniamo, infatti, che informazioni aggiuntive e utili al parziale completamento della ricostruzione delle dinamiche sociali cnossie sarebbe stata l’osservazione di quegli oggetti di importazione, gli stessi deposti all’interno delle tombe di Cnosso, rinvenuti anche in aree di importanza cruciale nel territorio cretese come, ad esempio, i grandi santuari arcaici, tra cui lo stesso Antro Ideo. Qui, manufatti del tutto identici a quelli presenti nelle tombe, forse provenienti dalla stessa Cnosso (ad esempio gli avori..) sono stati rinvenuti numerosi. Tale evidenza avrebbe dovuto determinare un passaggio ulteriore nella ricostruzione del comportamento delle elite cnossie: non si trattava solo di deporre exotica all’interno delle proprie sepolture, infatti, ma anche di consacrarli nel più importante santuario pan-cretese dell’epoca. Non è da escludere, infatti, che interessanti connessioni, proprio a livello di simbologia e identità (da intendersi o meno come senso di appartenenza ad un gruppo) possano essere alla base di un gesto e, dunque di un comportamento, che preveda la deposizione di analoghe tipologie di oggetti, sia dentro la tomba che all’interno di un santuario

 

         L’allargamento della prospettiva di indagine, dunque, potrebbe considerarsi un suggerimento allo stesso Antoniadis che, in tal modo, potrebbe unire i dati ormai in suo possesso a quelli forniti da un’indagine più ampia del rapporto tra Cnosso e i centri limitrofi, nel tentativo di compensare in qualche modo la mancanza di dati provenienti dall’insediamento con quelli ricavati dai rapporti interregionali.