Enaud-Lechien, Isabelle: Edgar Degas, un regard sur la vie moderne, 64 pages - format 15 x 21 cm - ISBN 978-2-915398-076 - Prix : 12,5 euros
(Éditions À PROPOS 2012)
 
Compte rendu par Laura Fanti, Università La Sapienza (Roma)
 
Nombre de mots : 996 mots
Publié en ligne le 2012-09-21
Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
Lien: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=1649
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         “Un peintre de la Vie Moderne était né, et un peintre qui ne dérivait de personne, qui ne ressemblait à aucun, qui apportait une saveur d’art toute nouvelle, des procédés d’exécution tout nouveaux[1]”

 

          Con questa citazione di Huysmans si apre la piccola e gradevole monografia di Isabelle Enaud-Lechien dedicata a Degas da « À propos », una nuova casa editrice che pubblica libri di divulgazione scientifica.

La scelta delle parole dello scrittore è un ottimo punto di partenza per centrare la figura dell’artista, un impressionista sui generis, che ha sostenuto e partecipato alle attività del gruppo tenendosi sempre a latere e rifiutando di identificarsi in qualsiasi corrente o stile.

 

          Edgar Degas nasce a Parigi nel 1834 da una famiglia agiata, che non contrasterà mai il suo desiderio di lasciare gli studi di Diritto per dedicarsi all’arte, anzi, incoraggerà i contatti con famiglie di collezionisti importanti quali Lacaze, Marcille e Valpinçon e lo studio con gli artisti Félix-Joseph Barrias (1822-1907) e Louis Lamothe (1822-1862), seguace di Ingres.

 

          La visita all’atelier di Ingres costituisce il momento folgorante per la sua formazione (“faites des lignes, jeune homme, faites des lignes, soit de souvenir, soit d’après nature, et vous serez un bon artiste[2]”, avrebbe consigliato il maestro al giovane Degas) mentre il primo viaggio importante è quello in Italia, (1856-1859) dove egli prende spunti per il suo primo capolavoro Il ritratto della famiglia Bellelli (1858-1867).

 

          Negli anni Sessanta si dedica a generi classici come la pittura di storia e il ritratto, ma ben presto individua il proprio percorso, dipingendo il mondo delle corse e del teatro, senza soffermarsi sui momenti culminanti come la competizione o la mise en scène, rivolgendo lo sguardo piuttosto ad angoli inconsueti o tagliando l’immagine in modo fotografico, come farà per i quadri di ballerine.

 

          La dichiarazione di Degas di voler essere “illustre et inconnu” dimostra la peculiarità del suo carattere, schivo e ambizioso, elementi che non sono poi così in contrasto, visti nell’ottica di un artista sicuro di sé, dotato e intelligente, che però si teneva distante dalle seduzioni della società e dei salotti.

 

          Nel volume la sua personalità è ben tratteggiata, così come il rapporto con gli altri artisti e con le istituzioni: nel 1870, per esempio, Degas espone per l’ultima volta al Salon e rimprovererà a Manet la scelta di continuare a esporvi nonostante l’arretratezza e l’inadeguatezza dell’istituzione. E’ anche l’anno della guerra franco-prussiana che vede Degas impegnato come volontario, fino all’instaurarsi della Comune, quando si rifugia dai Valpinçon.

 

          Nell’autunno del 1871 l’artista viaggia negli Stati Uniti, passando per la Gran Bretagna, e farà ritorno in Francia due anni dopo. Il 1874 è un anno decisivo: lavora in prima linea per l’esposizione del gruppo (che poi sarà chiamato impressionista), anche curando l’allestimento e introducendo nuovi artisti, tra cui l’italiano Zandomeneghi. A seguire esporrà a tutte le mostre eccetto quella del 1882.

 

          Dal 1883, l’anno della morte dell’amico Manet, si rinchiude in un profondo isolamento che dura fino all’anno della sua scomparsa (1917). In questo lungo periodo l’aggravarsi dei suoi problemi visivi (nel 1898 diverrà quasi completamente cieco) lo rende sempre più sedentario e schivo, ma non gli impedisce di continuare a lavorare incessantemente, soprattutto a pastello e a piccole sculture in cera e terracotta.

 

          Gli argomenti trattati con più attenzione dall’autrice sono il profondo interesse di Degas per la vita notturna, per il teatro, l’opera, il café-concert, il nudo femminile, ma anche l’indagine sul suo metodo di lavoro, lento e meticoloso, unito all’interesse per la sperimentazione e all’utilizzo di tecniche originali, che, come è noto, dà vita a opere di un’immediatezza estrema: “Aucun art n’est aussi peu spontané que le mien; l’inspiration, la spontanéité, le tempérament me sont inconnus. Il faut refaire dix fois, cent fois le même sujet. Rien en art ne doit ressembler à un accident, même le mouvement. Ce que je fais est le résultat de la réflexion et de l’étude des grandes maîtres[3]”.

 

          L’autrice getta nuova luce su alcuni dipinti, come nell’analisi di Répetition d’un ballet sur la scène (1874), dove Degas sperimenta le sue più importanti innovazioni, l’effetto della luce sulle stoffe, l’assenza di ombre, il contrasto tra la nitidezza del segno e la leggerezza della pittura, il disinteresse per qualsiasi forma di narrazione, l’utilizzo di una specie di monocromo che probabilmente echeggiava il viraggio a seppia della coeva fotografia.

 

          Il volume è diviso in capitoli che seguono un andamento cronologico, contenenti alcune tavole di raccordo e approfondimenti su un singolo dipinto, “Stop sull’immagine”, e un trafiletto, “A proposito”, volto a inquadrare storicamente un determinato argomento, cogente in quel momento storico. Un’appendice è dedicata a un aspetto meno noto, ma molto importante, dell’artista, “Degas collezionista”.

 

          Le illustrazioni sono di alta qualità, la lettura è agevole grazie anche alle scelte grafiche, l’utilizzo di pagine colorate aiuta i meno avvezzi alla lettura.

Lo studio di Isabelle Enaud-Lechien è dunque un ottimo strumento sia per i neofiti dell’artista sia per gli addetti ai lavori che desiderano conoscere meglio la personalità e l’arte del maestro francese.

 

 


 

[1] “Un pittore della vita moderna nasceva, un pittore che non derivava da nessuno, che non assomigliava a nessuno, con un gusto per l’arte originalissimo, dei procedimenti esecutivi completamente nuovi”, Joris-Karl Huysmans, L’Art moderne, 1883.

[2] “Fate delle linee, ragazzo, fate delle linee. Di memoria e dalla natura, e sarete un bravo artista”. Si tratta del consiglio più importante che il maestro avrebbe dato al giovane Degas in occasione della sua visita a studio.

[3] “Nessuna arte è meno spontanea della mia; l’ispirazione, la spontaneità, il temperamento mi sono indifferenti. Bisogna rifare dieci, cento volte lo stesso soggetto. Niente in arte deve assomigliare a un accidente, neanche il movimento, Quello che faccio è il risultato della riflessione e dello studio dei grandi maestri”, Edgar Degas a Paul-Albert Bartholomé, 17 gennaio 1886.